Arriva settembre e riparte l’anno scolastico, con la sua precarietà e i suoi numerosi problemi irrisolti. Ed ecco che il Ministero decide di far uscire le nuove Linee Guida per l’educazione civica, il cui impianto fortemente ideologico e il cui taglio prescrittivo stravolge l’ideale emancipatorio della nostra Costituzione di cui la scuola democratica di massa è (dovrebbe essere) uno dei pilastri fondamentali. Come se non bastasse, a queste si aggiunge il DDL 1830 ormai legge, la riforma del voto in condotta, che segue una logica unicamente autoritaria e punitiva. Tale provvedimento prevede la reintroduzione del voto in condotta alle medie e aumenta il suo peso alle superiori. Bocciare per la condotta sarà più facile, e questa inciderà molto anche sull’esame di maturità, a monito degli studenti che potrebbero occupare o autogestire le scuole. Il tutto con la scusa di restituire autorevolezza e dignità ai docenti, per la quale, forse, servirebbe aumentare gli stipendi più che i poteri repressivi.
Il testo sull’educazione civica fonda, invece, i suoi assunti ideologici evocando strumentalmente la Costituzione, i cui valori fondamentali di solidarietà sociale, uguaglianza sostanziale, cooperazione sociale sono svuotati di senso e stravolti in favore di un individuo neoliberale, inserito nella sua Patria, la comunità nazionale italiana, europea e occidentale.
La scuola, sembrano dire le Linee Guida, deve tornare ad essere un luogo in cui si addestrano i giovani ad accettare la realtà, ovvero la precarietà lavorativa e lo smantellamento del già precario sistema di welfare. La retorica sui “talenti” serve, in questo senso, a ricordare ai giovani che ognuno è destinato ad un futuro sociale preciso e solo a quello e inoltre che, se non ce la fai, è solo colpa tua. La scuola perde così ogni spinta a comprendere la realtà per trasformarla. Per Valditara dovremmo addirittura insegnare ai giovani a pensare a fondi di previdenza privata e ad una oculata gestione delle risorse finanziarie, accettando ormai come dato di fatto la privatizzazione del sistema pensionistico e sanitario.
Il concetto di “patria”, che neanche il governo sa davvero riempire di contenuti, sembra più che altro funzionale a preparare i cittadini/e allo “scontro di civiltà” e dividere le nostre società multietniche e multiculturali. L’ottica è esplicitamente assimilazionista nei confronti degli studenti stranieri.
La scuola non deve quindi più valorizzare le differenze di ognuno, ma omologare ad uno standard culturale nazionale non meglio definito.
Colpiscono inoltre le mancanze e le omissioni. La parola “genere” manca del tutto, è chiaramente evitata. Si parla solo di “violenza contro le donne” ignorando omofobia e transfobia. Scompare praticamente il cambiamento climatico, mentre l’ambiente torna ad essere risorsa da sfruttare economicamente. Queste ‘mancanze’ sono una presa di posizione, un’affermazione autoritaria e paternalistica.
Pur se farraginose, piene di argomenti senza fonti e teoricamente infondate, le linee guida, bocciate ad unanimità dal CSPI, delineano una ben chiara visione di scuola e di società che combina la logica dell’individuo imprenditore di sé con l’ideologia neoconservatrice di patria, comunità nazionale italiana e famiglia. Per chi non si adegua, cinque in condotta e bocciatura.
E’ veramente questa la scuola che noi docenti, di tutti i gradi, desideriamo e per la quale lavoriamo ogni giorno? Siamo sicuri di no. Ma ci siamo ormai abituati ad ignorare questi cambiamenti dall’alto, perché convinti che, in fondo, “tutto cambi affinché resti uguale”, e che, chiusi nelle nostre aule, resti comunque valida la libertà di insegnamento.
Siamo convinti che la solita resistenza “passiva” non sia più sufficiente, perché intanto, pezzo dopo pezzo, crollano le basi della scuola democratica. Crediamo che una presa di parola contro queste “riforme” sia necessaria.
Parliamone insieme
Venerdì 11 ottobre ore 18 al circolo Il Progresso
Assemblea aperta a tutti e tutte i/le docenti